La recente risposta ad interpello n. 95/2025 dell'Agenzia delle Entrate evidenzia un preoccupante inasprimento della prassi amministrativa in materia di carried interest, con significative implicazioni per manager e investitori.
Il caso analizzato ha visto l'Agenzia riqualificare come reddito di lavoro dipendente i proventi derivanti da azioni con diritti patrimoniali rafforzati, nonostante la presenza di elementi tipici dell'investimento finanziario (esborso dell'1,48% del patrimonio netto, esposizione al rischio di perdita).
Elemento critico della decisione appare il mancato rispetto dei requisiti della presunzione legale ex art. 60 D.L. 50/2017. L'Agenzia ha inoltre adottato interpretazioni restrittive sui requisiti di postergazione e holding period, richiedendo l'erogazione effettiva del rendimento minimo agli altri soci e la previsione di vincoli contrattuali quinquennali.
Particolare attenzione meritano le clausole di leavership: mentre in passato la permanenza del diritto al carried interest in caso di good leaver costituiva elemento sufficiente per escludere il collegamento con l'attività lavorativa, ora l'Agenzia sembra valorizzare maggiormente gli aspetti che evidenziano tale collegamento.
Risulta quindi fondamentale per tutti gli investitori e manager di fondi di private equity verificare attentamente tutti i requisiti della presunzione legale e strutturare correttamente gli accordi contrattuali per minimizzare gli elementi che potrebbero suggerire un collegamento prevalente con l'attività lavorativa, considerando il crescente rigore interpretativo dell'Amministrazione finanziaria.
Il nostro staff rimane a disposizione per ulteriori informazioni.